Quanto spende lo Stato italiano per gli errori dei suoi magistrati? Ecco un’interessante relazione della Corte dei Conti, che ha messo a confronto i diversi ordinamenti europei sul tema dell’ingiusta detenzione.
La spesa dello Stato italiano per gli errori giudiziari. E il confronto con gli altri ordinamenti europei
Diminuisce la spesa dello Stato italiano a copertura dei casi di errori giudiziari e per ingiusta detenzione: a fare i calcoli è stata la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti. Nella Relazione su “Equa riparazione per ingiusta detenzione ed errori giudiziari”, redatta a settembre scorso, i giudici contabili hanno rilevato, nel triennio 2017-2019, un progressivo aumento della spesa pubblica, in termini di impegni di competenza, mentre nel 2020 si è registrata una diminuzione.
In particolare, nel 2019 la spesa complessiva per le voci legate alla giustizia sfiorava i 50 milioni di euro (48.799.858,00 euro), con un aumento del 27% rispetto a quella registrata nel 2017 (38.287.339,83 euro). Nel 2020 la spesa si è contratta a quota 43,9 milioni circa, con un aumento rispetto al 2017, ma una flessione rispetto al biennio 2018-2019.
La riparazione in caso di errore giudiziario
La riparazione pecuniaria per ingiusta detenzione, da parte dello Stato, è prevista dagli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale. La disciplina si applica anche ai casi di errore giudiziario regolati dall’art. 643 del codice di procedura penale.
Con questo istituto il legislatore riconosce a livello normativo il principio di civiltà giuridica e di attuazione dei valori di un ordinamento democratico: chi sia stato privato ingiustamente della libertà personale, è lo spirito della norma, ha diritto a una congrua riparazione per i danni materiali e morali patiti.
L’indagine dei giudici contabili è stata sviluppata dalla Sezione del controllo, a partire da un campione di ordinanze irrevocabili. Molto difforme, osservano però, è l’applicazione dei criteri di liquidazione dei ristori da parte delle Corti d’appello. Ecco perché, è il suggerimento, occorrerebbe un monitoraggio da parte del ministero della Giustizia per l’acquisizione dei provvedimenti giudiziari rispetto ai quali si configurano potenziali indennizzi.
L’armonizzazione che non c’è
Quel che manca, osserva la magistratura contabile, sono norme di coordinamento tra le diverse fonti normative che rischiano di provocare una duplicazione della spesa per indennizzo e risarcimento del danno. Le discipline in questione sono quelle relative all’indennizzo per ingiusta detenzione (ex art. 314 e 315 cpp) e quella di cui alla normativa speciale (legge n. 117/1988), che si riferisce al “Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati”.
Ma il disallineamento non è solo a livello di ordinamento interno italiano: anche in ambito europeo, si osserva, sussiste un disallineamento delle tutele previste dai vari Stati per i ristori economici a fronte delle ingiuste detenzioni. Ecco allora che, secondo la Corte dei conti, si auspica l’attivazione di iniziative che abbiano come obiettivo la tendenziale equiparazione dei criteri della quantificazione di indennizzi e risarcimenti. Non secondari sono infatti i riflessi finanziari di provvedimenti giudiziari non coordinati all’interno della Ue.
Ordinamenti europei a confronto
A tal riguardo, la Sezione centrale ha preso in esame gli ordinamenti di otto paesi europei a campione, acquisendo elementi informativi su regolamentazione e criteri adottati nei casi di ingiusta detenzione. Le ambasciate coinvolte per l’analisi sono quelle di Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna. Nei vari paesi europei, osserva la Corte, viene spesso utilizzato il termine “risarcimento”, mentre nell’ordinamento italiano si fa riferimento a “indennizzo”. Ecco perché, precisa nel documento la magistratura contabile, l’analisi si basa esclusivamente sulle risposte delle diverse autorità interpellate, senza pretesa di apparire come una rassegna di diritto comparato europeo.
Una necessaria politica della giustizia europea
Proprio per via delle disomogeneità riscontrate, la Corte dei Conti suggerisce la necessità di assumere nel settore della “Politica della giustizia e degli affari interni” dell’Unione europea (artt. 76 e ss. del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) un’armonizzazione dei criteri di indennizzo. Solo così, afferma, si potrebbe garantire un’equiparazione di “ogni persona sottoposta alla loro giurisdizione” per un ristoro uniforme, anche in applicazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU). Fermo restando quindi il diritto a una riparazione per le persone che hanno subìto un arresto o una detenzione ingiusta (art. 5, c. 5), convenzione espressamente richiamata dall’art. 6, comma 2° del Trattato sull’ Unione europea.
Vediamo nel dettaglio cosa prevedono gli ordinamenti presi in esame dalla Corte dei Conti
Austria
Nell’analisi degli ordinamenti, la Corte dei Conti parte dal caso dell’Austria, dove il diritto all’indennizzo delle persone detenute ingiustamente prevede la responsabilità dello Stato per i danni derivanti da diverse ipotesi di errori di giustizia. In particolare, il legislatore ha previsto che il ristoro giornaliero da corrispondere per la privazione della libertà personale subìta debba essere di almeno 20 euro, ma non superiore a 50. Gli elementi considerati per valutare l’adeguatezza della quota sono la durata della restrizione, le condizioni personali e le eventuali modifiche intervenute a tali condizioni. Il diritto all’indennizzo si prescrive tre anni dopo il giorno in cui la persona lesa è venuta a conoscenza dei presupposti per la richiesta di risarcimento. Lo Stato, a sua volta, può rivalersi sulle persone che hanno agito in qualità di suoi organi e hanno causato il danno volontariamente o per negligenza grave. Il tribunale incaricato di pronunciarsi sulla domanda di ristoro può conferire al danneggiato il diritto di chiedere un procedimento secondo le disposizioni del Codice di procedura civile sul patrocinio a spese dello Stato.
Belgio
La possibilità di esercitare il diritto alla riparazione è riconosciuto a chiunque sia stato privato della libertà in condizioni incompatibili con le disposizioni dell’art. 5 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 4 novembre 1950. Il ricorso è proposto davanti ai tribunali ordinari secondo quanto disposto dal Codice giudiziario. Convenuto in giudizio è lo Stato belga, in questo caso rappresentato dal ministro della Giustizia. Chiunque sia stato detenuto preventivamente per più di otto giorni, senza che la detenzione o la sua continuazione siano state provocate dal proprio comportamento, può chiedere un risarcimento. L’importo dell’indennità riconosciuta è fissato secondo equità e tiene conto di tutte le circostanze di interesse pubblico e privato. Questo risarcimento non è soggetto a ricorso. In mancanza della possibilità per l’interessato di rivolgersi ai tribunali ordinari, la richiesta di risarcimento dei danni deve essere indirizzata al Guardasigilli, che decide entro sei mesi. Se l’indennità viene rifiutata, se l’importo dell’indennità o il numero di giorni sono considerati insufficienti o se il ministro della Giustizia non si è pronunciato entro i sei mesi previsti, l’interessato può rivolgersi alla Commissione istituita per queste questioni, le cui decisioni non sono soggette a ricorso. In caso di morte delle persone alle quali è riconosciuto il diritto, il risarcimento potrà essere concesso agli eredi. Per quanto riguarda le tipologie e l’entità degli indennizzi riconosciuti, il danno materiale viene accordato in base alle prove presentate dal richiedente (ad es.: perdita di introiti oppure spese legali), mentre per il danno morale l’importo varia dai 25 ai 100 euro al giorno (solitamente 50 euro).
Finlandia
In caso di ingiusto arresto o detenzione per un crimine, il soggetto può avere diritto a un risarcimento a carico dello Stato per la privazione della libertà subìta se:
– le indagini preliminari si sono concluse senza che sia stata avanzata alcuna accusa;
– l’accusa decade o si decide di non procedere;
– è stato dichiarato colpevole ma il crimine non prevedeva arresto o detenzione;
– non c’erano motivi legali per l’arresto o l’incarcerazione.
Il risarcimento non è concesso se la privazione della libertà è durata meno di 24 ore. Inoltre, si può avere diritto a un risarcimento sulla base dei seguenti elementi causati dalla privazione della libertà:
– spese derivanti dall’ingiusta detenzione;
– perdita di reddito o di mantenimento;
– sofferenza;
– spese per la richiesta di risarcimento.
L’indennità giornaliera per la sofferenza è di 120 euro, che può aumentare fino a 200-300 euro, anche fino a 400 euro, se la perdita della libertà è stata eccezionalmente lunga e il crimine sospettato era molto grave con una pena detentiva che, quindi, sarebbe stata lunga. Tutte le spese e le perdite di reddito menzionate devono essere dimostrate.
Francia
Sono le Corti d’appello i soggetti competenti, che emettono un provvedimento motivato nel quale vengono riconosciuti e liquidati il danno materiale e il danno morale. Per il pregiudizio materiale si tiene conto, ad esempio, della perdita di salario durante la reclusione e durante la ricerca di una nuova occupazione dopo il rilascio; delle spese di trasporto sostenute dal coniuge per far visita al detenuto in carcere; delle spese di difesa quando remunerano servizi direttamente legati alla privazione della libertà e al procedimento avviato per porvi fine.
Per il pregiudizio morale, si tiene conto dello shock provato da una persona brutalmente e ingiustamente privata della sua libertà, ma può essere aggravato o diminuito, ad esempio, dall’esistenza di un passato carcerario, dall’età del soggetto, da sofferenze collegate alla separazione dalla famiglia, da condizioni di reclusione particolarmente difficili. Non è riconosciuto un risarcimento se a seguito dell’ingiusta detenzione vi è stata pubblicità che abbia causato un danno all’immagine o alla reputazione. Ciò vale anche se gli articoli di stampa si riferiscono all’arresto, alla detenzione e all’incarcerazione del ricorrente. La decisione della Corte d’appello è suscettibile di ricorso innanzi alla Commissione nazionale per il risarcimento dei detenuti presso la Corte di cassazione, esercitabile dal ricorrente, dall’agente giudiziario del Tesoro o dal pubblico ministero. È, altresì, presente una commissione per il monitoraggio della custodia cautelare che, affiancata al ministro della Giustizia e da lui nominata, richiede qualsiasi documento utile per la sua missione e può procedere a visite o audizioni. La Francia non utilizza criteri di calcolo per determinare l’importo giornaliero, ma si basa di volta in volta sui pregiudizi riconosciuti. La Corte precisa che, oltre alle informazioni ricevute, la Corte d’appello di Aix-en-Provence ha fornito tre pronunciamenti dai quali è possibile ricavare l’importo giornaliero derivante dalle tipologie di danno liquidate. Vediamoli.
Decisione n. 2020/58:
– detenzione dal 27 gennaio al 27 febbraio 2020, pari a 32 giorni;
– respinta la richiesta di danno materiale;
– liquidato il danno morale per 4.500 euro.
L’importo medio giornaliero risulta pertanto di 140,62 euro.
Decisione n. 2020/38:
– detenzione di sette mesi (circa 210 giorni);
– liquidato il danno materiale per 12.070 euro;
– liquidato il danno morale per 14.000 euro.
Le fattispecie di danno ammontano a 26.070 euro, ossia 124,14 euro al giorno.
Decisione n. 2020/44:
– detenzione dal 2 giugno 2016 al 22 maggio 2017, pari a 355 giorni;
– respinta la richiesta di danno materiale;
– liquidato il danno morale per 22.000 euro.
L’importo medio giornaliero risulta pertanto di 61,97 euro.
Germania
Il ristoro per coloro che hanno subìto un’ingiusta restrizione è regolato dall’art. 7 della legge sull’indennizzo delle misure penali, che dispone che
– oggetto del risarcimento è il danno alla proprietà causato dalla misura penale;
– il risarcimento per danni alla proprietà viene corrisposto solo se il danno dimostrato supera l’importo di 25 euro;
– per il danno che non sia un danno alla proprietà, il risarcimento ammonta a 75 euro per ogni giorno di privazione della libertà;
– non viene corrisposto alcun risarcimento per i danni che si sarebbero verificati anche senza il provvedimento penale.
Paesi Bassi
L’ingiusta custodia cautelare in carcere è regolata da due articoli del Codice di procedura penale olandese, con i quali sono risarciti il danno subìto e varie spese. I presupposti, di legge e di giurisprudenza, per l’ammissibilità del rimborso prevedono che deve trattarsi di un’assoluzione per tutti i fatti per i quali l’imputato è stato processato e devono essere presenti “ragioni di equità” per poter concedere un risarcimento. L’atteggiamento dell’imputato durante il processo potrebbe però svolgere un ruolo in merito: se la sua (prolungata) detenzione fosse il risultato del suo silenzio o delle sue dichiarazioni incomplete, questo potrebbe essere un motivo per non concedere l’indennizzo. La richiesta di riparazione deve essere presentata entro tre mesi dalla data in cui la sentenza è diventata irrevocabile o dalla data di archiviazione del procedimento. In caso di decesso dell’imputato dopo la presentazione della domanda, il rimborso sarà a favore degli eredi. Qualora il procedimento si concluda senza una condanna o con una condanna sulla base di un reato per il quale non è prevista la carcerazione preventiva, il giudice, su richiesta dell’imputato, può riconoscere un risarcimento a carico dello Stato per il danno non patrimoniale patito in conseguenza del fermo o della custodia cautelare. Detta richiesta può essere inoltrata anche dai suoi eredi e da essi riscossa, ma in tale caso il risarcimento non può comprendere altro che il danno patrimoniale. Il risarcimento consiste in importi fissi giornalieri, secondo il luogo dove è avvenuta la detenzione:
– presso l’ufficio di Polizia, 130,00 euro;
– presso una casa circondariale, 100,00 euro;
– presso una casa circondariale in regime di restrizione severa, 130,00 euro;
– presso un carcere di massima sicurezza, 130,00 euro.
Tuttavia, in casi eccezionali il giudice può concedere un risarcimento maggiore. Relativamente alle spese sostenute, qualora il procedimento si concluda senza una condanna, viene riconosciuto all’imputato o ai suoi eredi un risarcimento a carico dello Stato per i viaggi e i soggiorni legati allo svolgimento delle indagini e del procedimento. Analogamente, può essere riconosciuto un risarcimento per il danno subìto dall’imputato a seguito delle assenze effettuate a causa del procedimento e del dibattimento, così come per i costi dell’assistenza legale, anche durante la custodia cautelare. Il ristoro di queste spese può essere concesso anche nel caso in cui il procedimento termini con una condanna per un fatto per il quale non è ammessa la carcerazione preventiva.