IN NOME DEL PADRE E DELLA MADRE
(aprile 2022)
Il 27 aprile 2022 la Corte Costituzionale, con sentenza redatta dal Giudice Emanuela Navarretta, si è pronunciata sulla questione del “doppio cognome” dei figli, accogliendo il quesito di una coppia della Basilicata che nel 2020 aveva presentato istanza al Tribunale di Lagonegro e sanando quello che ormai da molti veniva considerato un obsoleto retaggio patriarcale, non in linea con quanto accade negli altri paesi europei.
Di cosa si tratta?
Come sappiamo, tutti i nuovi nati in Italia – dentro e fuori dal matrimonio, o anche i figli adottivi – acquisiscono automaticamente il cognome del padre, secondo quanto disposto dall’art. 262 del Codice Civile. Dopo questa sentenza della Consulta l’acquisizione del cognome paterno non sarà più automatica, perché considerata illegittima e in contrasto con gli articoli 2, 3 e 117 (primo comma) della Costituzione e con gli articoli 8 e 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La regola del patronimico, secondo la Corte, non è solo discriminatoria nei confronti delle madri, ma lesiva dei diritti del figlio, in quanto il cognome è “parte fondamentale dell’identità personale”.
Quale cognome ai figli?
I genitori, d’accordo tra loro, potranno attribuire ai propri figli sia il cognome del padre che quello della madre, nell’ordine che decideranno, oppure uno solo dei due, e in questo caso potrà trattarsi anche del solo cognome materno. Nel caso di disaccordo all’interno della coppia, potrà intervenire un magistrato.
Quando sarà operativa questa novità?
Il Parlamento è ora chiamato a rendere esecutiva la sentenza della Corte e a riscrivere l’art. 262 del Codice Civile, basato su una regola vecchia di secoli che affonda le radici nel diritto romano. Sono anni ormai, anche nell’attuale legislatura, che periodicamente sono in discussione alle Camere o nelle commissioni disegni di legge sul doppio cognome, fin qui puntualmente naufragati. Perché evidentemente, come ha sottolineato proprio il pronunciamento della Consulta, nel nostro paese sono duri a morire il “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia” e “una potestà maritale non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”.
Una rivoluzione, non solo del costume
Le forze politiche e sociali hanno in massima parte salutato con favore la sentenza della Corte Costituzionale: si spera quindi che nel giro di qualche mese si possa addivenire a un accordo che porti all’approvazione e quindi all’entrata in vigore delle nuove norme. Soddisfazione è stata espressa dal Ministro della Giustizia Marta Cartabia – che della Corte Costituzionale è stata la prima donna presidente in Italia – e dalla Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti. Secondo l’avvocato Domenico Pittella, patrocinante della coppia della Basilicata che ha dato in sostanza la spinta definitiva a questa svolta, si tratta di una “rivoluzione”, di un “risultato storico, nell’interesse delle madri ma anche dei figli a nascere in una famiglia in cui regni sovrano il principio della parità tra i sessi”.
E i nipoti, che cognomi avranno?
Il Parlamento dovrà anche stabilire come evitare un accumulo di cognomi nelle generazioni a venire, nel caso si decida di conservare i cognomi di entrambi i genitori. Su questo si terrà a riferimento quanto accade già in altri paesi europei, come per esempio la Spagna, dove i figli di genitori con doppio cognome non hanno quattro cognomi, ovviamente, ma solamente il primo dei due cognomi paterni e materni, salvo diverso accordo tra i coniugi. In buona sostanza, il figlio o la figlia di un papà che si chiama Rossi Bianchi e di una madre che si chiama Esposito Russo avrà per cognome Rossi Esposito oppure Esposito Rossi.