Giustizia predittiva: lo stato dell’arte italiano ed internazionale
Le prime esperienze in Italia con la piattaforma della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e il progetto pilota della giustizia a Brescia, i sistemi Rechtwijzer in Olanda e Predictice in Francia, il caso Loomis negli USA
Il diritto costituisce una branca delle scienze umanistiche, avente lo scopo di attribuire certezza alle relazioni umane.
Al fine di assicurare il rispetto dei principi fondamentali contenuti negli artt. 3 e 101 Costituzione, sarà essenziale attribuire oggettività e stabilità al diritto, con una sua prevedile applicabilità.
Da qui, la nascita del concetto di giustizia predittiva, intesa nei termini di una stretta conseguenza del principio della certezza del diritto, ovverosia di un sistema in virtù del quale prevedere l’esito delle controversie giuridiche.
L’introduzione di un meccanismo di giustizia predittiva, all’interno dell’ordinamento giuridico, consentirebbe, inoltre, di accrescere il ruolo degli attuali sistemi di risoluzione alternativa alle controversie, dal momento che, in caso di previsione dell’esito negativo di una determinata controversia, le parti potranno direttamente optare per le a.d.r., con un forte risparmio economico e temporale tanto per le parti quanto a beneficio del sistema giudiziario.
La matematica si fa, quindi, sempre più spazio nel panorama giudiziario, per il perseguimento di una calcolabilità del diritto, anche grazie agli sviluppi dell’Intelligenza artificiale e dei modelli predettivi applicati al diritto.”
L’esperienza italiana: la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed il progetto pilota della Corte d’Appello, del Tribunale e dell’Università degli Studi di Brescia
Lo scorso maggio, ha preso ufficialmente forma la piattaforma di giustizia predittiva della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, orientata allo sviluppo di una metodologia di analisi del materiale giurisprudenziale, con un mix di tecniche di “machine learning” e analisi dei “big data”.
Il progetto è nato due anni fa, grazie alla collaborazione tra il Lider Lab dell’Istituto Dirpolis della Scuola Superiore Sant’Anna ed il Tribunale di Genova, a cui è seguita la stipula, quest’anno, della Convenzione con il Tribunale di Pisa per lo sviluppo di protocolli finalizzati a rendere anonimo il materiale giurisprudenziale.
Parallelamente al lancio del sito di Giustizia Predittiva, ha riservato ampio spazio anche alla formazione dei professionisti con appositi corsi, seminari e webinar.
Gli ultimi mesi dello scorso anno, è stato, inoltre, lanciato, dalla Corte d’Appello, dal Tribunale e dall’Università degli Studi di Brescia, il sistema di giustizia predittiva, applicata al campo del diritto del lavoro e delle imprese.
Il progetto pilota, avviato successivamente alla convenzione siglata nella primavera del 2018, vuole prevedere la durata stimabile di un contenzioso in una determinata materia ed i diversi orientamenti giurisprudenziali assunti dai vari uffici giudiziari, proprio a partire dal Tribunale e dalla Corte d’Appello di Brescia, interessati in prima persona dal progetto.
Attualmente, il sito web è limitato all’esame di due materie giuridiche, a seguito di uno strutturato iter, contraddistinto da diverse fasi incentrate allo studio, all’approfondimento e all’analisi di tutto il materiale.
L’esperienza europea: i casi dell’Olanda e della Francia
Con riferimento all’esperienza europea, l’Olanda è stato il primo paese di civil law ad aver riformato il sistema giudiziario, già dal 2002. Può citarsi il sistema Rechtwijzer, nato dall’attività dell’università di Twente e di Hiil (Hague Institute for the Internationalisation of the Law), consistente in una piattaforma internazionale di consulenza, con sede a L’Aja. Si tratta di un dispositivo telematico che permette la comunicazione tra utente mediatore ed assistente legale, per la fornitura di una serie di servizi, come la mediazione ed il monitoraggio della fase esecutiva. Nel 2015, vi è stato un ampliamento alle controversie per diritti di proprietà, condominiali e concernenti i servizi alla persona.
In riferimento a quella francese, costituisce l’esperienza con i risultati più apprezzabili e promettenti: dal sistema Predictice, creato nel 2016 da un gruppo di imprenditori nel settore giuridico e digitale, utilizzato persino dalle magistrature delle Corti d’appello di Rennes e Douai oppure allo strumento Case Law Analytics che permette di stimare la cifra dei danni a cui si potrebbe venir condannati, nel settore del diritto pubblico, commerciale, finanziario, di famiglia e della proprietà intellettuale.
Anche da parte dello stesso governo, vi è stato un forte interessamento al tema della giustizia predittiva, tramite il decreto n. 2020-356 del 27 marzo 2020, adottato durante l’emergenza sanitaria per la diffusione del virus Covid-19.
Il sistema “DataJust”, autorizzato per 2 anni, vuole dare vita ad un algoritmo che possa, automaticamente, estrarre e sfruttare i dati personali contenuti nelle decisioni riguardanti il risarcimento delle lesioni personali, per migliorare l’amministrazione della giustizia ed informare maggiormente i cittadini circa la convenienza o meno di intraprendere un contenzioso nonché i magistrati per la formazione delle proprie decisioni.
L’esperienza statunitense: il discusso caso Loomis
Esaminando l’esperienza statunitense, si deve approfondire la discussa sentenza, emessa dalla Corte Suprema del Wisconsin il 13 luglio 2016, a seguito dell’appello avanzato dal sig. Eric L. Loomis, contro la pena a sei anni di reclusione inflitta dal Tribunale circondariale di La Crosse.
Nella determinazione della pena, i giudici avevano fatto riferimento alle risultanze elaborate dal programma “COMPAS” (Correctional offender management profiling for alternative sanctions), secondo cui l’uomo rappresentava un soggetto ad alto rischio di recidiva.
COMPAS, che costituisce uno strumento valutativo, volto a predire il rischio di recidiva, procede all’elaborazione dei dati ricavati dal fascicolo dell’imputato e dalle risposte fornite, durante il colloquio, con lo stesso, senza la previsione di una valutazione individuale ma solo di una valutazione oggettiva delle diverse informazioni ottenute.
Nel caso di specie, il sistema attestava un alto livello di rischio in tutti gli ambiti di recidiva ed il Tribunale circondariale, nel processo di determinazione della pena, teneva conto, anche e quindi non in via esclusiva, di tali risultanze.
Il condannato, lamentando la violazione del proprio diritto ad un equo processo, depositava un’istanza di revisione della pena irrogata dal Tribunale circondariale che provvedeva al suo rigetto.
Successivamente, lo stesso impugnava il rigetto dinanzi la Corte d’appello che rimetteva, a propria volta, la questione alla competenza della Corte Suprema del Wisconsin.
La Corte Suprema rigettava l’impugnazione del Loomis, sostenendo come, nonostante il software impiegato fosse sufficientemente funzionante, il Tribunale circondariale avesse fatto riferimento anche ad altre risultanze processuali.
Conclusioni
Sulla scorta dei sopraesposti rilievi, si può affermare come le esigenze, connesse alla garanzia di certezza del diritto e di eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi la legge, anche alla luce dei casi di abusi e di cattiva giustizia, abbiano portato alla giustizia predittiva di farsi sempre più spazio nello scenario giuridico italiano.
La ricerca verso la “decisione perfetta” sta muovendo sperimentazioni, incentrate all’utilizzo di algoritmi matematici che possano prevedere la decisione giudiziale, per un diritto che possa essere certo, chiaro, conoscibile, univoco nonché omogeneamente interpretato ed applicato dai diversi uffici giudiziari.
Inoltre, almeno in Italia, la scarsità di risorse economiche e logistiche, nell’ambito giudiziario “afflitto” da continui tagli, non consentirebbe di far fronte ad un sufficiente sviluppo di tale sistema.
Alcun algoritmo potrà, infine, sostituirsi all’emozione umana del giudicante che, seppur chiamato a svolgere il proprio ruolo con oggettività, sarà, implicitamente, guidato, dalle proprie percezioni e dal proprio “sentire”.
Almeno per il momento, l’utilità più grande è da ricercare nel supporto all’esercizio della professione forense, per far evitare ai propri clienti l’avvio di cause temerarie o azioni il cui esito negativo è quanto è oltremodo probabile nonché nell’ausilio alla figura del magistrato che potrà avvalersi delle risultanze d’informatica giuridica, in termini di linee guida, per la formulazione dei propri provvedimenti.